giovedì 1 aprile 2021

 


LA PASQUA DEI 4 EVANGELISTI
con i fatti ripresi così come sono scritti nei Vangeli
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Matteo, Marco, Luca e Giovanni erano a sorseggiare un limoncello in un bar di Gerusalemme.
I quattro Evangelisti stavano spiegando a Zeno il Barista, com'erano andate le cose per i libri che stavano scrivendo sulla Resurrezione di Gesù, quell'evento che poi sarebbe diventato la festa più importante del cristianesimo: la Pasqua.

MATTEO – All'alba della domenica Maria Maddalena e l'altra Maria arrivarono al sepolcro...
MARCO – Aspetta, c'erano Maria Maddalena, Maria madre di Giacomo e Salomé...
LUCA – No, dunque, c'erano Maria Maddalena, Maria madre di Giacomo, Giovanna e altre donne che erano con loro.
GIOVANNI – Si vabbè, allora c'era il mondo... no, la cosa sta così: c'era solo Maria Maddalena.
MATTEO – Allora... fatemi continuare... quando Maria Maddalena e l'altra Maria arrivarono al sepolcro, ci fu un gran terremoto, perché un Angelo del Signore rotolò l'enorme pietra che c'era davanti al sepolcro e vi si sedette sopra. Le guardie svennero e rimasero come morte. L'Angelo disse alle donne: Gesù è resuscitato come aveva detto, guardate dentro il sepolcro. Le donne guardarono e Gesù non c'era, quindi l'Angelo disse loro di andare a dire ai suoi discepoli che era risorto. E le donne, mentre stavano correndo per andare a dirlo, incontrarono proprio Gesù. Le donne gli si buttarono ai piedi per adorarlo, e lui gli ridisse quello che aveva detto l'Angelo, ovvero di andare a dirlo ai suoi discepoli, e di fissare con loro su un monte in Galilea, dove gli sarebbe apparso. Si trovarono tutti lì, e Gesù apparve. Lo videro, si prostrarono, però dubitarono. Lui comunque disse: A me è stato dato ogni potere in cielo e in terra, andate e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo.
BARISTA ZENO – E i discepoli che hanno risposto?
MATTEO – Niente, silenzio, finisce così.
MARCO – Beh è andata un po' diversamente. Quando Maria Maddalena, Maria madre di Giacomo e Salomé arrivarono al sepolcro, l'enorme pietra che lo chiudeva era stata già spostata e a sedere sopra non c'era nessun Angelo. Entrarono nel sepolcro ed era vuoto, e a sedere da un lato c'era un ragazzino, che disse loro: è resuscitato come aveva detto, andate a dirlo ai suoi discepoli... ah aspettate... e anche a Pietro. Ma siccome le donne avevano una gran paura, non corsero per andare a dirlo, e non lo dissero a nessuno. Allora Gesù decise di apparire a Maria Maddalena, e probabilmente le disse di andare a dirlo ai suoi discepoli. Lei andò a dirglielo, ma i discepoli non le credettero. Allora Gesù decise di apparire solo a due di loro, perché si vede che non aveva voglia di dirlo direttamente lui, apparendo a tutti. Pure questi due andarono a dirlo agli altri discepoli, ma niente, quelli non credettero neanche ai due loro con-discepoli. A quel punto Gesù non poté fare altro che apparire a tutti e 11 messi insieme (Giuda come si sa, non c'era più), e ovviamente - parecchio arrabbiato - li rimproverò di non aver creduto né a Maria Maddalena né ai due, che ora erano lì. Quindi disse a tutti: Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Poi gli disse i segni che caratterizzeranno quelli che credono in Lui: 1. scacceranno i demoni; 2. parleranno lingue nuove; 3. prenderanno in mano serpenti; 4. se berranno qualche veleno, non gli farà nulla; 5. imporranno le mani ai malati e questi guariranno.
BARISTA ZENO – Ah... e i discepoli che risposero?
MATTEO – Nulla, silenzio. Quindi fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio. Allora i discepoli partirono e predicarono dappertutto.
LUCA – No no no, non è andata così... quando Maria Maddalena, Maria madre di Giacomo, Giovanna e altre donne che erano con loro entrarono nel sepolcro vuoto, con l'enorme pietra già rotolata via, non trovarono né un Angelo né un ragazzino, ma due uomini, che dissero loro: è resuscitato, come aveva detto. A quel punto, Maria Maddalena, Maria madre di Giacomo, Giovanna e altre donne che erano con loro, andarono subito a dirlo agli 11 discepoli, ma non solo a loro, pure a tutti gli altri. E anche se erano un sacco di donne a dirlo, nessuno gli credette. Pietro andò al sepolcro e lo trovò vuoto, ma non c'era nessun Angelo, nessun ragazzino, né uomini, e se ne andò via. Allora Gesù apparve a due dei discepoli, mentre andavano sulla via di Emmaus, ma benché chiacchierarono per tutto il tempo della lunga camminata, ovvero circa 11 chilometri che separano Gerusalemme da Emmaus, non lo riconobbero. Solo quando si fermarono a mangiare in un villaggio, capirono che non poteva essere che lui, dal modo in cui spezzava il pane. Allora i due discepoli andarono a dirlo agli altri, ma mentre ne stavano discutendo, forse per evitare ulteriori delusioni ed equivoci, Gesù decise di apparire a tutti. Ma niente, nonostante lui cercasse in tutti i modi di spiegarglielo, non c'era verso che lo riconoscessero neanche questa volta. Allora si fece dare da mangiare, c'era un pezzo di pesce arrostito, e mangiando continuò a spiegargli le cose che aveva detto loro già decine volte, ma senza nessuna risposta da parte dei discepoli. Quindi uscirono tutti fuori dal locale, Gesù alzo le mani al cielo, li benedisse e se ne sparì in cielo. Ho chiuso il mio Vangelo scrivendo così: Ed essi, adoratolo, tornarono a Gerusalemme molto allegri, e poi stavano sempre nel tempio a lodare Dio.
GIOVANNI – Non ci siamo proprio... allora... le cose sono andate così: al sepolcro arrivò Maria Maddalena da sola, e l'enorme pietra era rotolata via. Allora corse a dirlo a Simon Pietro e a me...
MATTEO-MARCO-LUCA – A te???
GIOVANNI – Certo. Quindi io e Pietro siamo corsi al sepolcro, e siccome ero più giovane e correvo più veloce, arrivai per primo, poi però l'ho aspettato ed entrammo dentro tutti e due, e abbiamo visto e creduto a quello che aveva detto Gesù.
MATTEO – Certo, bravi voi due...
MARCO – Visto e creduto.
LUCA - E chiuso il discorso.
GIOVANNI – No no, altro che chiuso. Noi due discepoli ce ne tornammo a casa, e lasciammo lì Maria Maddalena da sola a piangere. Lei poi guardò dentro il sepolcro e vide due angeli, che le dissero: perché piangi? Maddalena rispose: qualcuno ha portato via Gesù e non so dove l'hanno messo. Gli Angeli sparirono senza dire nulla. Allora a quel punto, per evitare i soliti problemi di riconoscimento e il fatto che nessuno capiva niente di quello che diceva, Gesù decise di apparirle, e le disse anche lui: perché piangi? Ma niente, Maria Maddalena lo scambiò per il giardiniere, e gli rispose: ah sei tu che l'hai portato via! Dimmi dove l'hai messo che lo vado a riprendere! Gesù a quel punto le gridò: Maria! Lei si scosse e rispose: Rabbunì! - che in ebraico vuol dire Maestro. Lui gli disse “Non toccarmi! Non sono ancora salito in cielo”, perché magari toccandolo poi poteva esserci qualche problema, però le disse di andare a dire ai discepoli che lui stava salendo su, e Maria Maddalena andò a dirglielo.
MATTEO – Non mi torna nulla, però va bene, tutto a posto così.
GIOVANNI – Ancora no.
MARCO – Hai pure un finale alternativo?
GIOVANNI – Gesù, forse perché non si fidava più di nulla, volle apparire ai discepoli di persona. Si presentò in mezzo a loro e gli disse: Pace a voi! Come il Padre mi ha mandato, io mando voi. Silenzio dei discepoli. Arrivò Tommaso detto Didimo, che per l'appunto non c'era prima, e quando gli altri gli dissero che era apparso Gesù, lui disse che finché non infilava il dito nella sua carne, non ci avrebbe creduto. Silenzio di tutti gli altri. Gesù, che a quel punto doveva essere esasperato, decise di riapparire un'altra volta per farsi pure infilare il dito, Tommaso glielo infilò e Gesù gli fece i complimenti, ma dicendo che preferiva quelli che fanno meno storie per credere, anche perché non è che lui ogni volta può venire a farsi infilare un dito. Per questo gli disse: perché m'hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non han veduto, e hanno creduto! Che poi infatti Gesù non aveva ancora trovato nessuno che aveva creduto alla sua resurrezione senza le sue apparizioni.
LUCA - Va bene, una versione molto personale, però tutto è bene quel che finisce bene.
GIOVANNI – Mica è finita.
MATTEO – E tre!
MARCO – Sì, secondo me hai messo troppi finali, non può funzionare.
GIOVANNI – Beh, questo si vedrà. Fatto sta che Gesù, molto probabilmente perché non era sicuro di essere stato capito, decise di apparire ai discepoli ancora una volta, e ci sta che abbia anche pensato: se questi sono i discepoli, chissà tutto il resto dell'umanità... Ad ogni modo ideò un'apparizione che non doveva lasciare adito a dubbi, anche perché si rifaceva a quel miracolo della moltiplicazione dei pesci che era andato abbastanza bene. C'è da dire che anche quel famoso miracolo aveva suscitato lì per lì grandi entusiasmi, ma poi ci si ritrovava sempre al punto di partenza, come gli stava capitando anche dopo la sua resurrezione. Tuttavia decise per quel miracolo: apparve ai discepoli che stavano pescando, e dopo un loro primo tentativo fallimentare dove in tutta la notte non trovarono neanche un pesce, Gesù gli apparve la mattina. Purtroppo non lo riconobbero, ma Gesù non si perse d'animo, e gli disse: buttate la rete dal lato destro della barca. I discepoli ascoltarono il suggerimento di questo signore, e quando tirarono su la rete era piena di pesci. A quel punto io ho detto a Pietro: È il Signore! Una volta arrivati tutti a riva, Gesù disse a tutti: Venite a fare colazione. Nessuno osava chiedergli “Chi sei?”...
MATTEO – E perché non osavano?
GIOVANNI – Perché sapevano bene che era il Signore...
MARCO – Sì, certo...
GIOVANNI – A quel punto Gesù dette loro il pane e il pesce.
LUCA – Bene, quindi i discepoli che hanno detto?
GIOVANNI – Niente, silenzio.
MATTEO – Ma questa era la terza volta che gli appariva dopo essere resuscitato...
GIOVANNI – Sì, l'ho scritto.
MARCO – Va bene, un terzo finale in sospeso.
GIOVANNI – No aspetta, non è finita.
LUCA - E vabbè...
GIOVANNI – Gesù, molto probabilmente deluso da quel gruppo che si era scelto ad uno ad uno (tutti possono sbagliare a prima vista), prese Pietro da una parte e gli disse: Pietro, tu mi ami più di questi? E Pietro rispose: Certo Signore, tu sei onnisciente, quindi lo sai. E Gesù disse: Allora pasci le mie pecorelle. Dopo un po' di nuovo: mi ami? Certo. Allora pasci le mie pecorelle. Insomma anche qui dovette ripetersi per tre volte. Poi fece un discorso sul futuro di Pietro, e quando arrivai io, Pietro chiese anche una previsione su di me, e Gesù disse che siccome ero giovane, lui sarebbe tornato sulla terra prima che io morissi.
MATTEO – Vabbè, aspetta e spera.
MARCO – Comunque hai finito?
GIOVANNI – Ci sarebbero anche altre cose da dire ma...
BARISTA ZENO – No scusate, devo chiudere il locale... le vostre storie sono molto appassionanti, ma c'è il coprifuoco alle 18 e bisogna chiudere, semmai continuate domani.
MATTEO – Va bene, ma tanto più o meno avevamo finito...
MARCO-LUCA-GIOVANNI – Sì sì anche noi...
BARISTA ZENO – Comunque i racconti sono tutti e quattro molto carini, anche perché ognuno dice cose completamente diverse dall'altro, ed è anche quello il bello, vedrete che avranno successo tutti e quattro.
MATTEO – Certo, perché ognuno ha la sua creatività.
MARCO – Beh, poi chi li avrebbe letti quattro racconti tutti uguali...
BARISTA ZENO – Infatti, e poi se fosse stata un'unica versione dei fatti, magari ci avrebbero costruito dei dogmi, una legge, una gerarchia, una morale, delle divisioni: i buoni da una parte e i cattivi dall'altra! i peccatori all'inferno e i salvati in paradiso! Roba così... ma con i vostri racconti non c'è proprio verso, non ci riuscirebbe neanche una religione o una chiesa!
MATTEO-MARCO-LUCA-GIOVANNI – Ahahahah infatti!

Gli Evangelisti si tirarono su le mascherine per bene, e uscirono dal bar.
Zeno il Barista abbassò la serranda a metà, e si mise a sistemare il locale per il giorno dopo.
Ad un certo punto sentì bussare alla serranda del locale, si avvicinò per vedere chi era, e vide un signore sulla trentina, piegato per far vedere da sotto la serranda il viso, che non aveva però mascherina.
Zeno il Barista gli si avvicinò ancora di più, intanto per dirgli di mettersi la mascherina, ma quando fu a circa un metro si fermò, e gli sembrò di udire da quella strana figura queste parole:
- Tu mi ami?
Zeno il Barista rimase un attimo immobile. Poi prese la maniglia interna della serranda e la tirò giù fino a terra.
L'indomani a Gerusalemme iniziava la Pasqua.

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I fatti raccontati dai 4 Evangelisti sono presi da: Matteo 28; Marco 16; Luca 24; Giovanni 20 e 21.
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giovedì 4 marzo 2021

 


 

IL CINEMA GIARDINO PRIMAVERA


Stanotte nel dormiveglia ho rivisto com'era la strada sotto casa mia quand'ero un bambino.
Girato l'angolo del mio portone, in 100 metri c'erano le botteghe: il pizzicagnolo, l'ortolano, il lattaio, il mesticatore, la merciaia, il fornaio, la giornalaia. Dico così, ma allora si chiamavano coi loro nomi: Nandino, Adriano, Marcella, ecc...
Non avevano bisogno di convincere nessuno, avevano tutto quel che ci serviva.
A 250 metri, in mezzo alle case, c'era il cinema Giardino Primavera, dove in primavera ed estate si vedevano i film di seconda visione (io e mio padre i western di Ringo e poi Trinità; per mia madre commettevamo "peccato" ad andare al cinema, ma si arrabbiava di nascosto solo con mio padre, a me chiedeva la trama e sorrideva sempre).
A 500 metri c'era l'entrata delle Officine Galileo, ogni giorno suonava la sirena e arrivavano a piedi, in bici o in tram decine e decine di operai in tuta blu, fischiando, ridendo e scherzando; qualche volta non entravano e si fermavano lì davanti, erano molto arrabbiati e urlavano quello che avevano scritto sui cartelli: sciopero.
Non si conosceva nessuno che era senza lavoro.
Eppure ci si conosceva tutti, e tutto si sapeva di tutti. Tutti quelli che servivano agli altri. Anche solo per dirsi buongiorno e buonasera.
Ora cambiano i negozi ogni pochino, alcuni sono rimasti chiusi da anni, si cammina dritti guardando in terra o sul cellulare, e non si sa chi siamo, qui.

 

4 Marzo 2016



MIO PADRE A CAVALLO

Questi due ragazzi nella foto sono mio padre Abele, sul cavallo, e mio Zio Gioele.
Sono nati e cresciuti a Gravina di Puglia, dove si parla una specie di barese napoletanizzato, mio nonno era ferroviere alla stazione del paese, mia nonna gestiva una specie di emporio dove vendeva un po’ di tutto, cuciva i vestiti su misura, faceva le punture a chi ne aveva bisogno, e trovava il tempo di fare dieci figli, cinque maschi e cinque femmine, tutti ben educati, tranne mio padre, nu 'uaglione scapestrato e avventuriero, che però ha sempre lavorato, da quando a dieci anni lo mandarono per punizione da solo a lavorare nelle Murge, a quando è emigrato a Ginevra poi a Firenze, fin quando se n’è andato a 88 anni.
Quando avevo circa 14 anni e per le vacanze ci eravamo fermati con amici dei miei nella foresta calabrese della Sila, comparve in un prato un cavallo, senza sella, senza redini, senza staffe, senza nulla, come natura l’aveva fatto, sembrava scappato da chissà dove, nervoso e impaurito. Mio padre gli si avvicinò, mentre tutti gli dicevamo di non farlo e allontanarsi, perchè quell’animale sembrava pericoloso. Dopo pochi minuti gli era salito sopra, e si fece una bella passeggiata sotto i nostri occhi sbigottiti, tenendosi solo leggermente alla criniera del cavallo, che si era completamente rilassato. Finché al tramonto arrivò il proprietario di un maneggio, il quale stupito disse che era un loro cavallo ancora non addomesticato.
Una volta mio padre mi disse: quando da ragazzini andavamo al cinema a vedere i film western di Tom Mix e Ken Maynar, ma anche i film dei Romani dove c’erano Ercole e Sansone, noi ci sentivamo nella loro stessa epoca, perché le cose che usavano loro erano le stesse che usavamo noi: i cavalli, il carro, le stalle, il fieno, il legno, il ferro, la pietra, gli attrezzi.
Il tempo era fermo da secoli, poi è cambiato tutto nel giro di una generazione, e adesso ogni cosa diventa vecchia e si butta, a distanza di pochi giorni.
 
3 Marzo 2021

 

lunedì 8 febbraio 2021

 

 
IL TEATRINO TELEVISIVO
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I quotidiani negli ultimi anni sono in vertiginoso calo di vendite, e ormai li leggono solo i politici, convinti che un'intervista a Repubblica, al Corriere o a La Stampa dia lustro alla loro immagine.
A rilanciare e diffondere il fallimento professionale, etico e politico dei quotidiani, ci pensa però la Tv, che propone a tutte le ore i loro direttori e giornalisti come maestri di pensiero e di vita.
La massa della popolazione, che ormai si informa o disinforma solo su internet, assiste inerte e stufa a questo teatrino di marionette - appese ai loro fili manovrati malamente da mani invisibili ma ben note - come spettatori ai quali hanno spillato i soldi del biglietto senza aver potuto decidere quale spettacolo andare a vedere, e senza neppure poter lanciare i meritati ortaggi, poiché finirebbero sullo schermo della propria televisione pagata a rate e bonus: poi verrebbe a mancare anche la pietanza per la cena.

martedì 2 febbraio 2021

 

 

SULL'AFONIA DEGLI ATTORI CINEMATOGRAFICI

 



Siamo arrivati al punto che gli attori di cinema hanno una voce così flebile da non farci più capire cosa stanno dicendo.

La situazione è diventata paradossale, poiché nello stesso periodo che le tecniche di registrazione audio sono andate affinandosi, sta andandosi a perdere la possibilità di intendere distintamente le parole recitate dagli attori.

Non si tratta però di un fenomeno parapsicologico, ma di alcune scelte che i produttori cinematografici hanno fatto negli ultimi anni. Tra le più decisive per l’emergere di questo fastidioso paradosso, è quella di aver interrotto quella proficua e logica relazione che esisteva fra il teatro e il cinema.

Il cinema infatti si è sviluppato fin dalla sua nascita come una prosecuzione con altri mezzi dell’arte teatrale, ma ormai non è più così da tempo: è invece divenuto un tentativo di prosecuzione della vita reale con altri mezzi, che si fonda oltretutto sull’errato presupposto che basta filmare la vita così come si presenta, per avere un buon film.

Ma ogni genere d’arte, per definirsi tale, ha invece usato i propri strumenti e le proprie forme per produrre un arti-ficio che ricreasse un’essenza della vita, una copia finta di qualcosa che riveli l’autenticità della vita reale.

Per attuare questo maldestro piano di “post-neo-realismo” cinematografico, che ci ha costretti ad assistere perplessi ad una specie di afonia dei protagonisti dei film, i produttori non selezionano più gli attori dal teatro, com’era in passato, ma li prendono dalla vita quotidiana, e basta che siano “carini” visivamente - come un tempo gli eroi dei fotoromanzi - e li infilano nei set in mezzo ai tecnici, che sono tenuti a spremere fino all’osso quell’unica qualità estetica che possiedono e quell’unica cosa che sanno fare: essere se stessi.

Basta assistere a dei provini per accorgersi che la frase ampiamente più utilizzata dagli esaminatori è la seguente: “Non va bene, stai recitando troppo”.

Insomma si sta chiedendo ai potenziali attori e attrici di non recitare, ovvero di non dar prova di quello che sarebbe il loro mestiere, che sarebbe come chiedere ad un falegname di non saper segare il legno.

Questa ardua selezione, che chiede di rifare se stessi con l’aggiunta di un altro nome diverso dal proprio, era quello che per il teatro rappresentava “il lavoro dell’attore sul personaggio”, come diceva il titolo di una famosa opera di Stanislavskij, la quale non a caso era la bibbia di tutta una generazione di grandi attori cinematografici, dagli anni ’50 fino a pochi anni fa, che studiavano (sì: voce del verbo “studiare”) all’Actors Studio di New York.

In quella scuola, come in molte altre buone scuole di RE-CI-TA-ZIO-NE, oltre a spiegare che in un’opera d’arte non si fa "se stessi", ma si costruisce un personaggio del quale possiamo sapere molto, poco o nulla, e che può anche essere lontano anni luce da se stessi, si insegnava ad usare la propria voce, proprio come fosse lo strumento di un musicista, e con la coscienza che fosse legata a tutto l’insieme del corpo.

Ed ecco allora che, grazie a quell’insegnamento, anche in un teatro dalle dimensioni gigantesche, sul palcoscenico del quale stava l’attore e il proprio personaggio in un unico corpo, senza alcun altro strumento tecnico di supporto, solo lui in carne ed ossa, una voce ben chiara e distinta - anche nel sussurro - riusciva ad arrivare fino alle orecchie dell’ultimo spettatore seduto nell’ultima fila, che di quella magica creatura artistica che la emanava, vedeva solo un puntino piccolo piccolo: e si veniva travolti dalla verità della vita.

venerdì 15 gennaio 2021

 

CRONACA NOTTURNA
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Per sentire a che punto è il liberismo, basta ascoltare la notte Radio Radicale, che raccoglie ogni convegno sul tema.
Anticipazione: il liberismo è fermo allo stesso fantasioso dogma del suo fondatore e profeta Adam Smith e lo ripete continuamente declinandolo in tutte le forme: l’egoismo del singolo imprenditore produrrà il bene comune.
Questa volta siamo alla presentazione del libro “Fare profitti - Etica dell'impresa” di Franco De Benedetti, pubblicato da Marsilio, e il titolo dell’incontro, organizzato dall’Istituto Bruno Leoni, è “L’impresa privata sotto attacco”.
La ’nuova' tesi del libro è la seguente: l’unica Etica che deve avere l’imprenditore è quella di fare profitti (e come al solito, questo produrrà automaticamente il benessere generale). La preoccupazione maggiore dei convenuti è che con questa pandemia l’Europa stia abbandonando il dogma liberista e si stia spostando verso politiche di welfare state e assistenza verso i ceti più deboli e colpiti.
L’autore Franco De Benedetti è il fratello del più famoso Carlo, uno dei principali sponsor italiani di Renzi, che in Tv lo definì “un fuoriclasse”, rivendicò la paternità del Jobs Act e affermò compiaciuto che il governo Renzi “si chiama governo, ma sono quattro persone”.
Fra parentesi, ma non troppo: nell'ottobre 2015, i due fratelli De Benedetti sono rinviati a giudizio per l'indagine sulle morti per amianto alla Olivetti: il processo di primo grado si conclude nel luglio dell'anno successivo con la condanna per entrambi a cinque anni e due mesi di reclusione. Nell'ottobre 2019 la Cassazione li ha assolti in via definitiva.
 

 
A commentare (entusiasticamente) il libro, ci sono:
- Serena Sileoni, vice direttore generale dell’Istituto Bruno Leoni, una signora che il quotidiano “Il Foglio” il 16 Gennaio 2016 proponeva come “Un leader per il Cav.”, intendendo Berlusconi e la Destra, e che però nell’intervista si dichiarava già contenta della riforma del mercato del lavoro realizzata da Matteo Renzi, il Jobs Act.
- Fiorella Kostoris Padoa Schioppa, professoressa, ex moglie di Tommaso Padoa Schioppa, che dopo la laurea alla Bocconi e un master negli USA si è convinta che "il benessere complessivo viene massimizzato da parte di persone che perseguono il loro proprio benessere individuale”, ovvero una variazione dalla solita frase di Adam Smith, e autrice di un articolo sul “Sole 24 Ore” dal titolo "Abolire una settimana di ferie per rilanciare l’economia”.
- Infine a tessere le lodi del libro “Fare profitti” c’era Michele Boldrin, professore, che inizia la sua carriera in Avanguardia Operaia, poi nella segreteria provinciale veneziana dei Giovani Comunisti Italiani, quindi conseguentemente collabora negli anni ’90 con la Lega Nord e come consigliere nel Governo Berlusconi, per continuare al fianco di Oscar Giannino presentandosi alle elezioni del 2013 con Fermare il Declino, che non ottenne alcun seggio, ma viene eletto leader del partito, che alle Europee del 2014 ottiene lo 0,72%. Dunque non un fuoriclasse del consenso democratico, che però ci spiega insieme agli altri amici con una sicurezza ineguagliabile, la bontà del capitalista, che fa il bene generale involontariamente, senza neanche volerlo, un bene innato e spontaneo che ci elargisce generosamente.
Per quanto riguarda i contenuti del libro, come già detto sopra, l'autore adatta il fideistico dogma di Adam Smith alla situazione attuale, e dunque - rendendo omaggio all’anniversario di un famoso scritto di Milton Friedman - attacca chiunque oggi proponga un intervento pubblico per diminuire le disuguaglianze e sostenere i cittadini più deboli: fra i nemici più temibili ci sono Joe Biden e Papa Francesco.
Ecco, questo è il quadro, e come si può notare, non ci sono poteri forti che si riuniscono a tramare segretamente, ma tigri di carta che verrebbero spazzate via al primo soffio di vento: basterebbe avere un po’ di aria nei polmoni e di coraggio nel cuore per farci respirare tutti meglio.

venerdì 2 agosto 2013

Il Pellegrino

Città del Messico, estate 1994

IL PELLEGRINO

Nessuno conosce la città del pellegrinoeterno straniero, passeggero riflesso della città, occhiocamminante, unico sguardo sulla città, tra milioni di gambe cieche, vecchia città uniforme, unisona, agglomerata urbanamente dai suoi calpestatori indefessi e disamorati, città che del pellegrino ad un tratto subisce il taglio, la divisione, l'articolazione, la sottolineatura, l'incorniciamento, il chiaroscuro, lo scorcio, il denudamento delle parti intime, ringiovanita da ogni anno che gli viene ricordato come il risuonare ritmico nella memoria del primo scalpello che gli ha soffiato la vita, città che prima di tramontare quotidianamente ha da togliersi il trucco, in faccia allo specchio pellegrino, prima che egli parta e la abbandoni alle sue fredde mura e strade d'asfalto, al silenzio della vista dei suoi abitanti, e ne scelga un'altra, un'altra volta, tradita e giocata sulla piazza della prossima città.


Il pellegrino cammina e vede 
il cittadino calpesta ed è cieco.