giovedì 4 marzo 2021



MIO PADRE A CAVALLO

Questi due ragazzi nella foto sono mio padre Abele, sul cavallo, e mio Zio Gioele.
Sono nati e cresciuti a Gravina di Puglia, dove si parla una specie di barese napoletanizzato, mio nonno era ferroviere alla stazione del paese, mia nonna gestiva una specie di emporio dove vendeva un po’ di tutto, cuciva i vestiti su misura, faceva le punture a chi ne aveva bisogno, e trovava il tempo di fare dieci figli, cinque maschi e cinque femmine, tutti ben educati, tranne mio padre, nu 'uaglione scapestrato e avventuriero, che però ha sempre lavorato, da quando a dieci anni lo mandarono per punizione da solo a lavorare nelle Murge, a quando è emigrato a Ginevra poi a Firenze, fin quando se n’è andato a 88 anni.
Quando avevo circa 14 anni e per le vacanze ci eravamo fermati con amici dei miei nella foresta calabrese della Sila, comparve in un prato un cavallo, senza sella, senza redini, senza staffe, senza nulla, come natura l’aveva fatto, sembrava scappato da chissà dove, nervoso e impaurito. Mio padre gli si avvicinò, mentre tutti gli dicevamo di non farlo e allontanarsi, perchè quell’animale sembrava pericoloso. Dopo pochi minuti gli era salito sopra, e si fece una bella passeggiata sotto i nostri occhi sbigottiti, tenendosi solo leggermente alla criniera del cavallo, che si era completamente rilassato. Finché al tramonto arrivò il proprietario di un maneggio, il quale stupito disse che era un loro cavallo ancora non addomesticato.
Una volta mio padre mi disse: quando da ragazzini andavamo al cinema a vedere i film western di Tom Mix e Ken Maynar, ma anche i film dei Romani dove c’erano Ercole e Sansone, noi ci sentivamo nella loro stessa epoca, perché le cose che usavano loro erano le stesse che usavamo noi: i cavalli, il carro, le stalle, il fieno, il legno, il ferro, la pietra, gli attrezzi.
Il tempo era fermo da secoli, poi è cambiato tutto nel giro di una generazione, e adesso ogni cosa diventa vecchia e si butta, a distanza di pochi giorni.
 
3 Marzo 2021